La battaglia per destinare al Sud il 70% delle risorse del Recovery Plan va avanti. A nome dell’Osservatorio sul Piano di Rilancio e Mezzogiorno, della Rete dei 500 Sindaci del Recovery Sud, è stata presentata alla CE una petizione con cui si chiede ai vertici UE di imporre una modifica al PNRR presentato dal governo italiano. L’Italia deve rendere esplicito il ruolo centrale del Sud nella ripresa e nello sviluppo del Paese, in linea con i principi contenuti nel regolamento europeo.
Contemporaneamente chiediamo ai cittadini di sostenere la nostra iniziativa.
A questo scopo stiamo organizzando una raccolta firme che partirà a breve.
Quanto riportato è una dichiarazione dell’eurodeputato Piernicola Pedicini del M24A-ET.
“Se l’obiettivo del Piano è saldare l’Italia all’Europa – prosegue Pedicini – non possiamo permetterci che il Mezzogiorno resti indietro. Il Piano è chiaramente previsto per ridurre le disparità territoriali, promuovere uno sviluppo regionale equilibrato e sostenere la coesione. Come ha anche confermato in una lettera a noi indirizzata, la presidente della CE Ursula von der Leyen.
Tuttavia il Governo italiano, in sede di presentazione del PNRR, ha stabilito che alle regioni meridionali verrà allocato il solo 40% delle risorse, per un totale di 82 miliardi di euro. Un dato che risulta ulteriormente aggravato se si considerano gli effetti dell’interdipendenza economica tra le diverse aree del Paese: ogni 100 euro investiti al Mezzogiorno creano 40,9 euro di domanda di beni e servizi a favore delle regioni del Centro Nord contro i soli 5 euro che restano al Sud.
Il cosiddetto effetto interdipendenza genererebbe una destinazione di risorse al Centro-Nord Italia che potrebbe raggiungere gli oltre 153 miliardi di euro mentre al Sud l’ammontare si aggirerebbe attorno ai 55,6 miliardi, per una percentuale pari al 73% dei fondi per il Centro-Nord Italia e con appena il 27% per il Sud.
Un piano così concepito purtroppo non risponde agli obiettivi chiaramente indicati dall’Europa. Se l’Italia non è in grado di recuperare il divario esistente rispetto alle economie europee più avanzate, in termini di PIL, disoccupazione e infrastrutture – conclude Pedicini – le risorse decadono”.