Irregolarità individuate dalle Entrate nel 2020 dopo il progetto pilota del 2019.
“L’F24 è la nostra arma!“, assicurano nelle intercettazioni della Dda di Brescia i colletti bianchi delle cosche di ‘ndrangheta mentre istruiscono gli affiliati sul metodo per massimizzare i profitti. Al netto delle inchieste giudiziarie – che soprattutto in epoca CoViD hanno dimostrato la versatilità delle organizzazioni criminali nel diversificare il business e affinare le tecniche di lavaggio dei capitali illeciti – gli atti amministrativi fanno piena luce su un sistema che si cela nelle pieghe della delega unica di pagamento utilizzata da milioni di contribuenti per versare o compensare tasse, imposte e contributi.
Le prove non mancano. Nel 2020 l’agenzia delle Entrate ha individuato e bloccato un miliardo di indebite compensazioni di crediti d’imposta e crediti Iva nascosti nel modello. Secondo l’Uif (Unità di informazione finanziaria) di Bankitalia, poi, l’80,6% delle segnalazioni per operazioni sospette relative a illeciti fiscali hanno riguardato schemi operativi anche relativi a cessioni di crediti e accolli tributari. Al punto da far emergere utilizzi irregolari di questi crediti anche nel settore bancario-finanziario.
Un quadro delle attività antifrode dell’agenzia delle Entrate è riportato nel rendiconto generale dello Stato, presentato dal presidente della Corte dei conti, Guido Carlino.
Tra queste risulta il progetto “Ghost Fuel“. Avviato nel 2019 dalle Entrate, l’accertamento è finalizzato al blocco delle compensazioni mediante la tempestiva cessazione dei numeri di partita IVA. Le attività di controllo hanno fatto emergere un diffuso uso di compensazioni su questi falsi crediti, sia per proprio conto sia in favore di terzi.
La verifica poggia sull’incrocio dei dati dichiarati al Fisco con le informazioni contenute nelle comunicazioni dei dati delle fatture (spesometro) e nelle fatture elettroniche, così da consentire la “individuazione delle situazioni a maggior rischio“. Sono emerse anche operazioni di pagamento tramite compensazione con la tecnica dell’accollo del debito, anch’esse bloccate dall’Agenzia. Complessivamente, nel 2019, sono state individuate e fermate operazioni per un controvalore di 6,6 milioni.