In un periodo storico in cui le esigenze finanziarie dello Stato non riescono a ridursi con la conseguenza che si è già dovuto intervenire negli anni sull’importo, ormai sempre più basso, della pensione pubblica, la previdenza complementare assume sempre più un’importanza imprescindibile, diventando quindi uno strumento ormai di uso comune.
In estrema sintesi:
Cos’è la previdenza complementare
La previdenza complementare è una forma di previdenza che si aggiunge a quella obbligatoria ma non la sostituisce. È fondata su un sistema di finanziamento a capitalizzazione. Per ogni iscritto viene creato un conto individuale nel quale affluiscono i versamenti del singolo individuo. Tali versamenti saranno poi investiti nel mercato finanziario da gestori specializzati (in azioni, titoli di Stato, titoli obbligazionari, quote di fondi comuni di investimento ecc.) e che produrrranno, nel tempo, rendimenti variabili in funzione dell’andamento dei mercati e delle scelte di gestione, a seconda del profilo di rischio scelto dal singolo individuo.
Al momento del pensionamento, all’iscritto verrà liquidata una rendita o l’intero capitale versato.
In particolare, al momento del pensionamento all’iscritto sarà liquidata una rendita aggiuntiva alla “canonica” pensione pubblica, costituita dai contributi versati a cui vengono sommati i risultati di gestione maturati nel tempo. È anche possibile, a determinate condizioni, percepire in capitale (in tutto o in parte) la prestazione maturata.
Quindi mentre la previdenza obbligatoria si base sul criterio della “ripartizione”, cioè i contributi di tutti i lavoratori servono a pagare le pensioni di tutti i pensionati, la previdenza complementare è regolata da un sistema a “capitalizzazione” dove i versamenti di ciascun lavoratore vengono autonomamente investiti dal fondo di previdenza al fine di creare la rendita.
Chi può aderire
Tutti possono aderire volontariamente a una forma pensionistica complementare per costruirsi una rendita pensionistica. La previdenza complementare, infatti, interessa:
- i lavoratori dipendenti privati e pubblici;
- i lavoratori autonomi o liberi professionisti;
- i lavoratori con contratti atipici (ad esempio lavoratori a progetto od occasionali, soci lavoratori di cooperative, ecc.);
- i soggetti fiscalmente a carico;
- e anche tutti coloro che non svolgono un’attività lavorativa.
Quanto occorre versare
Per creare una propria pensione integrativa è possibile provvedere attraverso versamenti anche con somme esigue, a partire anche da soli 50 euro al mese. Un piccolo sforzo mensile che può garantire in tarda età un montante contributivo importante, che va ad integrarsi con la normale pensione pubblica.
Naturalmente il vantaggio maggiore è per coloro che iniziano a versare in giovane età, avendo così la possibilità di poter accumulare un montate contributivo maggiore anche con piccole somme. Infatti, chi inizia a versare solo a 40 o 45 anni, dovrà – a partita di un giovane che versa ad esempio a 35 anni – corrispondere un importo mensile maggiore per garantirsi una pensione alta.
Per quale altro motivo conviene
Un importante fattore da considerare quando si sceglie di aderire alla previdenza complementare, è sicuramente l’aspetto fiscale. I vantaggi, in tal senso, sono molto appetibili in quanto è possibile dedurre nella propria dichiarazione dei redditi gli importi versati per la pensione integrativa fino ad un massimo di 5.264 euro. In sostanza, il reddito imponibile Irpef si abbassa e di conseguenza anche le imposte da pagare al fisco. Tale convenienza è tanto maggiore quanto più alto è il reddito imponibile dove le aliquote di tassazione raggiungono il 43%.
Sui rendimenti, inoltre, sarà applicata una tassazione agevolata: tra il 9% e il 15%, percentuali decisamente più basse rispetto alle ordinarie aliquote.