Oggi sono ormai tante le forme di investimento esistenti ai giorni nostri, tra quelle di maggiore interesse economico abbiamo il cosiddetto private equity, di cui si sente parlare sempre di più negli ultimi anni.
Consiste in un investitore istituzionale che va a finanziare una società target acquistando azioni oppure sottoscrivendone nuove apportando nuovi capitali all’interno dell’obiettivo. Si tratta di finanziamenti che non creano del debito, in quanto le azioni di per sé non ne creano. In questo tipo di investimento i soggetti privati hanno somme da investire in progetti caratterizzati da un livello di rischio più o meno elevato ed il capitale è destinato ad aziende non quotate in una borsa pubblica. Questo perché la borsa rappresenta il mercato pubblico e regolamentato per eccellenza, facente parte della public equity, esattamente l’opposto della private equity.
Viste le premesse, l’investimento è più rischioso di altri più tradizionali, ma allo stesso tempo potrebbe essere molto più remunerativo sia nel breve che nel lungo periodo.
I fondi di private equity sono caratterizzati da investimenti in cui i soggetti privati valutano le opportunità sul mercato e vanno ad acquistare le quote societarie in un lasso di tempo fissato a cinque anni. Nella fase successiva, definita di disinvestimento, e che dura cinque anni, vengono analizzate e valorizzate tutte le aziende presenti in portafoglio, e si procede con la loro liquidazione. I gestori del fondo individuano le opportunità aziendali da finanziare tramite i capitali ricevuti da parte di investitori istituzionali.
L’interesse è dunque quello di entrare nel capitale dell’azienda target per aumentarne di conseguenza il valore e ottenere guadagno in conto capitale al momento del disinvestimento.