La qualità dei nostri prodotti è difficile da uguagliare, grazie alla genialità e alla capacità di adattamento delle nostre imprese, ma queste caratteristiche non basteranno a salvarci in un sistema industriale mondiale sempre più digitalizzato.
Oggi, dopo oltre quattro drammatici mesi di emergenza Covid-19, nessuno mette più in dubbio che le competenze e la digitalizzazione siano un fattore critico di sopravvivenza.
Leggevo qualche giorno fa sul sole 24 ore un’affermazione che mi sento di condividere:
le imprese possono essere classificate in tre categorie: quelle digitalizzate,
quelle in via di digitalizzazione e
quelle che sono destinate a chiudere.
Purtroppo i dati degli ultimi 25 anni ci dicono che il nostro Paese, rispetto a questo tema, risulta indietro rispetto a paesi come Francia, Germania e Spagna.
Dove siamo particolarmente indietro è l’area del personale dove il nostro livello di competenza digitale è addirittura peggiorato rispetto a qualche anno fa.
Nello scenario creato dalla pandemia è emerso chiaramente quanto il digitale sia un fattore ancora più imprescindibile: le aziende con processi già digitalizzati (in primo luogo produzione e vendita) hanno continuato a operare, nel limite del possibile; quelle meno abituate allo smart working e senza un sistema di e-commerce hanno dovuto interrompere completamente la propria attività e oggi hanno problemi seri di sopravvivenza.
Insomma, oggi la vera sfida per uscire dalla crisi e far ripartire l’economia è la cosiddetta “trasformazione digitale”, ossia la trasformazione del modo di fare business.
Una trasformazione che riguarda tutti gli aspetti del fare impresa, dalle vendite alla gestione del personale, dal marketing al rapporto con le banche e la consulenza.
Grazie alle comunicazioni digitali, mediaone non ha mai interrotto il supporto alle imprese facendo largo uso dello Smart working nel pieno rispetto delle norme sul distanziamento sociale